In vignetta Vauro Masi ultrà servo: quale offesa?



Storie e Notizie N. 257

Ho appena appreso che il direttore generale della Rai Mauro Masi, a cui si ispira il personaggio geloso del proprio bicchiere di cui ho scritto ieri, avrebbe chiesto ai propri legali di querelare Il Manifesto.
L’oggetto dello scandalo sarebbe a quanto pare una vignetta di Vauro, che raffigura il Masi praticamente camuffato da Ivan Bogdanov, già ribattezzato il terribile, indicato come leader dei facinorosi serbi, i quali hanno impedito lo svolgimento dell’ultima partita della nostra nazionale.
Il testo della vignetta è suddiviso in due parti: Arrestato l'ultrà serbo che ha fatto sospendere la partita a Marassi e Ancora a piede libero l'ultrà servo che ha fatto sospendere Annozero alla Rai.
Ora, credetemi sulla parola, non ho la più pallida idea di dove sia l’offesa.
Sul bicchiere, c'è una sua logica.
Diciamola tutta, tutti teniamo al nostro bicchiere e chi lo nega mente sapendo di mentire.
Ma in questo caso, non riesco a capire perché Masi se la sia presa tanto, al punto da querelare.
Ho riletto più volte il testo della vignetta incriminata e sono arrivato a tale conclusione: il direttore generale della Rai si è sentito insultato dalla parola servo.
E perché mai?

La Storia:

C’era una volta il direttore generale della Radiotelevisione italiana, in breve Rai.
Evitiamo subito problemi: non si chiamava Mauro Masi.
Questa storia vale per tutti, spero che lo capisca anche il prossimo.
La Rai era la società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo italiano. Come radio e televisione di Stato la Rai aveva degli obblighi di legge consistenti nel produrre trasmissioni di servizio e di pubblica utilità in una percentuale oraria prefissata.
Voi vi chiederete: ma cosa si intendeva per servizio pubblico?
La nozione di servizio pubblico radiotelevisivo fu adottato per la prima volta dall’inglese BBC e considera la televisione come bene comune di importanza nazionale.
Il servizio pubblico, in quanto retto da un canone, deve fare in modo che i servizi delle sue reti generaliste siano totalmente pubblici, e in grado di essere visti dal più ampio numero di persone.
Il servizio pubblico, inoltre, deve puntare a coltivare la qualità della propria audience.
Quindi, se la Rai era la concessionaria in esclusiva del servizio pubblico, avete tutti chiaro che i suoi dipendenti erano stati assunti per lavorare al servizio del pubblico.
In altre parole, i dipendenti della Radiotelevisione italiana erano servitori o servi del pubblico.
Indi per cui, il direttore generale della Rai era o avrebbe dovuto essere il più grande servo del pubblico, cioè del popolo dei telespettatori.
Giovanni Falcone così definiva gli eroici funzionari che, come accadde anche a lui, la mafia aggrediva e uccideva: servitori dello Stato.
Un grande onore, a mio avviso, quello di avere la responsabilità di fare qualcosa di buono per i propri concittadini.
Il problema, secondo me, non è nella parola servo.
Casomai, quello che può rendere un eroe il suo contrario è chi si sta effettivamente servendo



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