Cancellieri solidarietà poliziotti: falso giuramento

Storie e Notizie N. 798

Solidarietà alle forze dell’ordine. Vediamo tutte le foto. Hanno avuto dodici feriti complessivi, alcuni gravi. Poi la situazione non era facile, tutta Italia ieri bolliva, è facile dire le cose dopo, ma dobbiamo pensare che gli agenti hanno operato in condizioni difficili e complesse”.
Così ha commentato il ministro dell’interno del governo Monti, Anna Maria Cancellieri, innanzi alle violente immagini degli scontri durante le manifestazioni di ieri.
Questo accade sul serio, qui, oggi, nel nostro paese, ma proviamo ad immaginare di trovarci in un'altra dimensione, in altro tempo e luogo…


Ipotizziamo di abitare in una nazione, ovvero una repubblica democratica, governata da un premier ed un gruppo di ministri, ciascuno di essi con uno specifico campo di responsabilità. Prendiamo ad esempio il Ministro dell’Interno. Mettiamo che quest’ultimo abbia come responsabilità, nel senso che per questo è (lautamente) pagato:
- Garanzia della regolare costituzione degli organi elettivi degli enti locali e del loro funzionamento, regolamentazione della finanza locale e dei servizi elettorali, vigilanza sullo stato civile e sull'anagrafe e attività di collaborazione con gli enti locali;
- Tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e coordinamento delle forze di polizia;
- Amministrazione generale e rappresentanza generale di governo sul territorio;
- Tutela dei diritti civili, ivi compresi quelli delle confessioni religiose, di cittadinanza, immigrazione e asilo.
Ora, ovviamente tutto questo è solo teoria, il suddetto ministro va giudicato nello specifico, di fronte ad un caso concreto, modo ideale per comprendere meglio a cosa serva, anche per giustificare il significativo compenso che percepisce.
Scegliamo un evento classico, tipico, direi: uno sciopero con annessa manifestazione.
Per caratterizzare il tutto, al fine di renderlo maggiormente realistico ed attuale, ipotizziamo che durante il fittizio sciopero ci siano disordini, peraltro prevedibili in tempi di crisi, disoccupazione crescente a fronte di costi della politica vergognosi, corruzione dilagante e scandali quotidiani.
Nel dettaglio, i disordini si traducono nei consueti scontri tra le forze di polizia e i manifestanti.
Cosa fa il giorno seguente, il ministro dell’interno in questa nostra storia?
Senza alcun desidero di dimostrare chi tra i poliziotti e i scioperanti abbia iniziato per primo a colpire, ovvero presenti il maggior numero di feriti, egli o soprattutto ella avrebbe l’obbligo di tener fede a quelli che sono i suoi compiti. In altre parole, le ragioni per le quali guadagna uno stipendio di gran lunga superiore alla media.
Le ragioni, carta canta, sono tra le altre tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica. La sicurezza pubblica, ovvero dei cittadini, non dei poliziotti e neppure dei manifestanti, piuttosto di entrambi. Perché sono tutti cittadini, senza distinzione. Perché il ministro dell’interno non è il boss di una banda di picchiatori, pronto ad esprimere loro solidarietà nei momenti difficili. Il che non vuol dire ovviamente avallare qualsiasi violenza compiuta con il pretesto dello sciopero, ma significa essere al di sopra delle parti.
D’altronde, per essere coerente con la propria funzione, nonché il corposo bonifico che riceve mensilmente per il lavoro svolto, non dovrebbe far altro che rammentare il giuramento fatto in sede di insediamento: “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione”.
Sottolineo nell’interesse esclusivo della nazione e, ancora una volta, la nazione sono tutti i cittadini, in divisa o senza.
Naturalmente questa è solo una storia.
Nella realtà, sappiamo bene che fine fanno le promesse dei potenti…



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